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Il viaggio in Italia di Goethe

  Johann Wolfgang von Goethe, nato a Francoforte sul Meno il 28 agosto 1749, è sì quel poeta universale che si formò nel secolo illuminista ma fece sue però anche tutte le aspirazioni romantiche di quello successivo e quindi, pur raffigurando l’anima del suo popolo, riuscì a esprimerla con dei versi diretti a tutti i cittadini di ogni nazione d’Europa.
   Venne in Italia due volte. La prima il 4 settembre 1786 partendo da Karlsbad, dove si trovava assieme alla famiglia del duca di Weimar: nottetempo, all’insaputa degli amici per il timore di essere fermato, si «gettò in una carrozza di posta, solo soletto, non avendo per bagaglio che un portamantelli e una valigetta»; giunto finalmente a Roma confidò agli amici che i sogni della sua giovinezza «erano finalmente diventati realtà».
   Tornò in Italia una seconda volta nel 1790 e anche in questa occasione soggiornò lungamente a Roma. Fu un periodo per lui particolarmente felice tanto che, ricordandolo da vecchio, scrisse che nel lasciare questa città «la mia felicità fu perduta per sempre» in quanto la sua città natale era per lui un paese straniero ed era così innamorato dell’Italia che la considerava la sua vera patria, da cui quando se ne allontanava si sentiva esiliato.
   Goethe, che viaggiava in incognito sotto il nome del pittore Philipp Möller, prese alloggio nella casa Moscatelli, una modesta pensione in via del Corso, proprio avanti al palazzo Rondinini. Viaggiatore infaticabile senza essere un erudito pedante, a Roma si sentiva finalmente rigenerato, pieno di entusiasmo, libero di scrivere e disegnare e proprio durante questo soggiorno compose le Elegie romane, l’Ifigenia in Tauride, l’Egmont e il romanzo Wilhelm Meister.
   Nel suo Viaggio in Italia riversò tutte le esperienze e le impressioni che Roma gli aveva procurato, un vero e proprio «sentimento» dei luoghi che «nessuno può comprendere, se non chi lo abbia provato». E nel Cimitero acattolico alla piramide Cestia, venne sepolto l’unico figlio maschio di questo grande innamorato della Città eterna, August (1789 – 1830), nato dalla lunga relazione sentimentale del poeta con Christiane Vulpius, che assieme a Faustina Antonini fece in modo che le sue notti romane non fossero troppo lunghe e noiose.

 

 

 


 
 
 
 
 
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